Cinque buone ragioni per leggere “La croce diversa”

A cura di Leonarda Rosaria Santeramo 

Hannah Arendt, filosofa, storica, scrittrice tedesca, nella sua opera del 2011 “Il futuro alle spalle”, con sottile ironia, afferma di voler sottrarre l’opera dei poeti al mestiere degli specialisti per restituirla al libero gioco della ordinaria comprensione. Ritiene, infatti, che poesia e letteratura riguardino tutti e, soprattutto, aiutino a vivere. Sono, infatti, cose troppo serie per essere lasciate ai critici di professione. È in questa idea di letteratura della vita e per la vita, che riguarda e interessa tutti, nessuno escluso, che si possono collocare le scelte di contenuto e di espressione di Gianfranco Blasi e, quindi, anche la sua ultima fatica, La croce diversa” – Storia di eretici e di santi, di crociati e innamorati.

Per riflettere su La croce diversa, sperando di sollecitare curiosità e interesse, vi suggerisco quelle che, secondo me, sono cinque buone ragioni per leggere questo romanzo. Il proposito è evidentemente quello di restituire, almeno in parte, l’impegno di ricostruzione storica e di comunicazione letteraria compiuto dall’autore. Cinque  buone ragioni, finalizzate a far emergere e a condividere i significati del testo, fatti, sentimenti, emozioni, valori, e a far emergere e a condividere l’intento comunicativo perseguito, le ragioni e il senso del suo scrivere, senza evidentemente alcuna pretesa di esaustività.

  1. Intreccia passato e presente

    La Croce diversa è ascrivibile al genere del romanzo storico oneostorico, genere narrativo letterario non semplice, di origine romantica, che nasce e conosce una grande espansione durante l’Ottocento. Il romanzo storico è un’opera narrativa ambientata in un’epoca passata, della quale sono ricostruite le atmosfere, gli usi, i costumi, la mentalità e la vita in generale, così da farli rivivere nella mente del lettore.

    Lo statuto del genere si basa su una sorta di promessa implicita fatta da parte dello scrittore: quella di limitare la propria libertà inventiva, sottoponendola al vincolo della verità storica. Il lettore sa di non trovarsi davanti a un trattato di storiografia, eppure non mancherà di chiedersi quanta parte di verità ci sia nei fatti narrati; per fruire dell’opera, dovrà scegliere di fidarsi della voce del suo autore.

    In ogni romanzo storico che si rispetti è condotta una ricostruzione scrupolosa che lascia ampio spazio all’invenzione narrativa. In ogni romanzo storico che si rispetti la mescolanza di realtà e invenzione va a creare dei nessi tra il piano accertato e documentato della macrostoria ovvero dei grandi eventi e degli scenari storici di ampio orizzonte e il piano non documentato ma verosimile della microstoria ovvero dei fatti e dei dati della vita quotidiana. A questa dinamica non sfugge La Croce diversa, anzi la sposa in pieno. Non solo, quando il romanzo storico conosce la sua massima espansione nella prima metà dell’Ottocento, viene assegnato a questo genere letterario uno specifico obiettivo: ricercare nel passato le radici del presente, tramite lo sviluppo di eventi concatenati, proiettati lontani nel tempo ma capaci di fornire spiegazioni a fenomeni osservabili nel presente. Anche in riferimento a questo aspetto La croce diversa non tradisce alcuna attesa.

    Siamo all’inizio del primo millennio, tempo frenetico, attraversato da sommovimenti politici, trasformazioni economiche, cambiamenti sociali, in cui un’Europa multietnica e multiculturale comincia a muovere i suoi primi passi nell’età di mezzo, preludio della futura rinascenza. Un’Europa in fermento è quella descritta con grande plasticità, ricostruita a partire da fonti autorevoli. Tempo e spazio colti, peraltro, in una visione molto dinamica. Infatti, da un iniziale sguardo in quota, che abbraccia tutto il Mediterraneo, l’attenzione dell’autore si focalizza gradualmente su un preciso orizzonte locale, quello della sua terra, della sua regione, disvelando un cuore tutto lucano di strategie politiche, di scelte esistenziali, di dinamiche religiose.
    La materia storica che offre quadri, contesti e spunti alla narrazione è rappresentata dall’epopea delle crociate (nel 1095 Papa Urbano II lancia l’idea della prima crociata) e dall’eresia dei Catari (movimento ereticale, riconosciuto come tale dalla Chiesa, che si diffuse in area cattolica in diverse zone dell’Europa soprattutto tra il 1150 e il 1250). Si tratta di fenomeni storici di indubbia importanza, su cui ancora oggi gli storici propongono interpretazioni differenti e a cui l’autore guarda con il dovuto rispetto, nella piena consapevolezza della impossibilità di dipanarne la complessità. Tuttavia, non esita ad utilizzare tale passato per dare voce ad una fervida e sentita istanza di rinnovamento.

    Come si addice al canone del romanzo storico o neostorico, il passato rappresentato in questo caso da fenomeni storici volti a riconquistare unità e forza, a sconfiggere malcostume e corruzione, a purificare gerarchie e regole, a dare un nuovo e più autentico ordine morale e religioso, parla al presente invitandolo ad una seria e autentica rinascita, attesa da tempo ma difficile da dispiegare e comporre. In tale quadro storico poi si colloca una Basilicata normanna ritratta in movimento, crocevia del meridione e del Mediterraneo. Molte delle sue città (Melfi, Acerenza, Venosa, Potenza), in fase di affermazione ed espansione, saranno, infatti, al centro dei fatti storici ricostruiti.

    Come non cogliere che questo passato di presenza attiva e di protagonismo delle diverse contrade della nostra regione non parli al presente, segnandogli la via di una nuova ripresa e di un nuovo vigore!

  2. Intriga e coinvolge

    In una felice commistione fra storia e invenzione, con ricchezza di particolari e precisione La croce diversa narra vite private e storie collettive di gruppi e popoli.

    La dimensione dell’intrigo corroborato dalla suspance, componente narrativa frequente delle opere dell’autore, garantisce il ritmo brioso degli accadimenti. I colpi di scena si susseguono nella loro straordinaria leggibilità. L’intreccio alterna la narrazione delle storie dei protagonisti a digressioni di carattere storico e morale. Il racconto è spesso interrotto per inserire resoconti di vicende storiche e politiche o per riportare riflessioni intime di protagonisti. Particolarmente curata è la dimensione del sogno, peraltro, sempre presente in tutte le elaborazioni dell’autore. Questa volta campeggia il sogno di una delle più giovani protagoniste, Aurora, che desidera essere un cavaliere, che unisce la forza di un guerriero e la determinazione di un crociato, in barba ad ogni moderna differenza di genere. In realtà, il sogno di Aurora persegue uno scopo ben preciso: correggere i dettagli che non tornano nella realtà. Il sogno è, infatti, spesso, rifugio, attesa, speranza. Attraverso le strade strette, fredde, fangose della sua vita Aurora accarezza e coccola il suo sogno, unico e totale, come se fosse reale, tenendolo ben stretto, senza mai abbandonarlo, che è quello di ritrovare suo padre e riportarlo a sua madre, affinché il loro amore interrotto possa tornare a vivere. Sapendo che ogni sogno ti porta più in là e che ogni nuovo sogno ti porta oltre, l’autore fa proprio il sogno di Aurora.

    La croce diversa riesce ad intercettare l’attenzione del lettore e a catturarne immediatamente l’interesse, fin dalle prime pagine. I suoi personaggi sono capaci di incuriosire e di attirare. Il coinvolgimento è assicurato ed è tanto più avvertito quanto più la narrazione si concentra su luoghi, vicende, appuntamenti della nostra realtà regionale con la storia.

  3. Canta emozioni e sentimenti

    La croce diversa racconta tanti sentimenti, anche molto distanti. Potremmo dire dell’amore e dell’altro. Ha, infatti, molti tratti del romanzo sentimentale.
    Il romanzo sentimentale sfugge a qualsiasi classificazione sistematica. Si intreccia di continuo con altre forme e con altri generi letterari. Uno dei presupposti del romanzo sentimentale è la sollecitazione del lettore alla virtù.

    Il racconto è legato dal primato dell’emozione che unisce personaggi ed episodi e che finisce per stringere in un grande e forte abbraccio anche l’autore e il lettore. L’alfabeto delle emozioni e dei sentimenti è ne La croce diversa ricco e vario. C’è spazio per tutto: abbandono, angoscia, ansia, appagamento, meraviglia, commozione, incredulità, indignazione, malinconia, nostalgia, odio, paura, pietà, rimorso, serenità, vergogna. Ma fra tutti primeggia l’amore. È il calore dell’amore che alimenta e sostiene le scelte, anche le più inusuali e pericolose. È l’amore l’energia del sogno di Lisa e Bernardino, di Marzia e Vito, di Aurora e Alessandro. Scrittura della coniugalità attesa e inseguita, il racconto esalta l’amore che trasfigura la realtà. È questo un amore che non si compra al volgere del sole e che nella sua forma più sublime si spinge fino all’amore in Dio che lega Gerardo e Sara.

    Personaggi, principali e secondari, caratteri ampi e sfaccettati, reggono l’urto dei sentimenti, per nascondere la parte più intima di se stessi. Con una capacità rara di scandagliare e approfondire i sottintesi che si nascondono dietro parole e azioni, l’autore consegna al suo pubblico un lucido messaggio: serve un progetto d’amore per salvare il mondo. Senza alcuna piaggeria o mistificazione, l’autore, infatti, individua nella conversione all’amore l’unica via di fuga qui ed ora per la conquista di un nuovo umanesimo. Nei suoi svariati significati di affetto, attaccamento, disponibilità, cura, protezione, altruismo, devozione e in riferimento a se stessi, agli altri, alla natura, all’umanità, a Dio, l’amore è proposto come la chiave di volta del ben essere e del ben fare, trasformando La croce diversa in un kolossal che canta emozioni e sentimenti.

  4. Indica principi e valori

    La croce diversa è un manifesto. Definito da un’indiscussa evidenza, propone in modo chiaro e inequivocabile precisi principi: solidarietà, tolleranza, integrazione, inclusione, coesione, sintesi e ben circoscritti valori: rispetto, onestà, lealtà, forza, giustizia, equilibrio, coraggio. Dice no ad ogni violenza, sopruso, inganno. Sono posti alla base dell’agire morale e dell’agire politico, anche quando vengono nei fatti e nelle circostanze negati. Anzi, è proprio allora che la scrittura dell’autore traccia il segno della loro improrogabile necessità.

    Felice sintesi espressiva del credo e dell’annuncio dell’autore è il suo personaggio Gerardo de La Porta che viene, quindi, caricato di un compito etico impegnativo. La croce diversa attraversa la vita romanzata di questo uomo davvero esistito, lungo l’asse di due cittadine italiane, Piacenza e Potenza, Nord e Sud di un’Italia ponte fra Europa settentrionale e Mediterraneo, nobile cadetto piacentino, terzogenito di una famiglia potente, alleata di Roma e dei papi, divenuto prima pellegrino e poi crociato in Terrasanta, destinato a essere vescovo e santo nel cuore della più antica e nobile lucanità. Senza di lui, dice l’autore, la città di Potenza non avrebbe cambiato il solco della sua storia. Conscio della sua missione, Gerardo è il simbolo dell’apertura nella diffusione dell’annuncio cristiano, convinto dell’universalità del messaggio di Gesù.
    Il rinnovamento e l’unità della Chiesa sono il cuore del suo impegno pastorale e del suo transito politico. Il suo esempio chiaro e determinato di pastore di anime e coscienze e di amministratore di uomini e beni è posto a fondamento di una nuova cittadinanza. Gerardo de La Porta, nella scrittura dell’autore che indica principi e valori, è un’icona di rettitudine e servizio. Non solo uno dei principali protagonisti de La croce diversa. In realtà, è un regalo che l’autore fa alla sua città, è un beneficio corale, è un dono alla sua terra e alla sua gente. E’ un messaggio di appartenenza.

  5.  Trasforma e innova

     Alla domanda Qual è il compito della letteratura Annie Ernaux, scrittrice francese, vincitrice del Premio Hemingway 2018 per la letteratura, risponde che per lei consiste nell’aprire se stessi e gli altri a pensieri ed emozioni che non si proverebbero mai prima di aprire un libro. Questa specifica consegna affidata alla scrittura letteraria ben corrisponde all’idea comunicativa dell’autore de La croce diversa. La sua è, infatti, una scrittura che trasforma le vicende narrate e le emozioni descritte. È una scrittura che vuole evocare, riportare in vita, sollecitare, spronare. Non solo descrivere e rappresentare con minuziosità e affetto. Vuole farsi memoria, vuole farsi realtà, vuole farsi vita. Narrare per essere, narrare per appartenere, narrare per unire, narrare per generare identità.
    In una altalena di fatti e accadimenti che possono essere del passato o del presente (poco importa), tenuti insieme dal filo della gioia e del piacere della vita, pure segnata da rinunce e negazioni, campeggia la precisione e la nitidezza della sua idea di segno scritto che celebra la vita, opportunamente connotata nell’aspetto affabulatorio, capace, ad ogni appuntamento con la creatività, di trasformarsi in un viaggio faticoso ma affascinante verso la scoperta di sé e delle proprie rappresentazioni, per rinnovare ed emancipare se stesso e gli altri.

 

  

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